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#8

TYPHOID MARY in:

LE RADICI NEL VELENO 

parte 1 -Sogni-

di Xel aka Joji

 

 

 

Tra le tenebre, si schiude il fiore più letale...
Typhoid danza tra una pioggia di petali rosso sangue, completamente nuda, ai suoi piedi, un tappeto di cadaveri di uomini, ma lei si muove come se stesse calpestando un prato d'erba..
Si arrampica su una montagna di salme e, in cima, sul cranio spezzato di uno sconosciuto, ecco che compare una rosa, bianca come la neve...
Guarda il gioco dei petali mossi dal vento, come ipnotizzata...
Allunga una mano e le raccoglie...

"Mary... Mary.. svegliati..." La ragazza apre gli occhi e si trovò il viso di Anna di fronte. "Ho... sonno..."
"Vestiti dai.." la ragazza le lanciò addosso un vestito "Sai come si arrabbia Mr. Douglas se non siamo pronte per quanto arrivano gli ospiti..."
Mary scosse la testa e si alzò dal letto, si guardò intorno, osservando l'enorme camerata in cui si trovava: c'erano due dozzine di letti a castello accatastati uno accanto all'altro, una quarantina di ragazze di tutte le età, si stava alzando e vestendo in maniera del tutto meccanica.
Guardò il proprio corpo: era nuda, fatte eccezione di un microscopico perizoma di cuoio.
Il vestito tra le sue mani era un ridottissimo pezzo di stoffa, che, una volta indossato, avrebbe lasciato ben poco all'immaginazione...
Una voce risuonò dall'entrata della stanza, un esile uomo sulla cinquantina, con indosso un elegante completo dai colori pacchiani e una moltitudine di gioielli, era appena entrato "Forza, piccole sgualdrine! Il locale sta per aprire... chi non si fa trovare pronta sa cosa le aspetta..." e carezzò la frusta che teneva legata alla cintura in simil pelle di pitone.
Mary si poggiò un mano sul livido che svettava sul suo braccio destro, ricordo della prima volta che si era svegliata in quella stanza e si era rifiutata di obbedire agli ordini di quell'uomo...
Quanto era passato da allora? Da quanto tempo è che lavorava in quel bordello? Non lo ricordava... era sicura che non fosse molto, però, sentiva pesare quei giorni sulla sua pelle come se fossero anni...
"Sbrigati Mary..." Anna la prese per mano e la aiutò da alzarsi.
Era l'unica amica che aveva, l'aveva aiutata e le aveva fatto forza per tutti quei giorni.
Si incamminarono, mano nella mano, verso l'uscita della camerata, percorsero un lungo e poco illuminato corridoio e raggiunsero infine l'ampio salone principale del locale.
I suoi occhi, abituati al buio, inizialmente le dolsero giungendo nel luminoso salone: vi erano ampi lampadari di cristallo al soffitto, grandi quadri pendevano dalle pareti, incastonati in preziose cornici, vasi ricolmi di fiori secchi svettavano sui lunghi tavoli.
Mr. Douglas batté le mani, gesto che stava a significare che gli avventori del locale stavano per arrivare...

"Detective Clark...il locale ha appena aperto i battenti..." mormorò un uomo alla consolle del computer, con un auricolare nell'orecchio.
L'uomo di colore mandò giù l'ultimo pezzo di ciambella e si avvicinò allo schermo: da lì potevano vedere attraverso gli occhi dell'uomo che avevano infiltrato.
Si trovavano sopra un furgoncino posteggiato in un vicolo, non molto lontano dal magazzino, sotto cui mai si sarebbe potuto immaginare che si trovasse il locale a luci rosse di Mr. Douglas.
"Che aspettiamo ad entrare in azione?" proruppe Steen, la sua collega alle sue spalle "Mettiamo le manette ai polsi di quei pervertiti… probabilmente apprezzeranno..."
"Sii paziente... Dobbiamo aspettare che il festino entri nel vivo... quando il nostro uomo ci darà il segnale entreremo..." la placò Clark.
"Che schifo... non mi sarei mai aspettata che questa città nascondesse un locale del genere..." mormorò la donna "Donne usate come oggetti di piacere... E abbiamo avuto bisogno di duemila anni di evoluzione per arrivare a ciò?"

Dopo un aperitivo ed uno snack, servito dai camerieri, le luci cominciarono ad abbassarsi, e una musica soft riempì la sala.
Mary, come le altre ragazze, sapeva bene cosa significava...
I clienti del locale, uomini e donne indistintamente, che. fino a quel momento, le avevano al massimo guardate con occhi colmi di lascivia e toccate, avrebbero da quel momento avuto diritto a far quello che volevano con loro, sia nella sala principale, sia nelle camere del privé.
Con la poca luce, nessuno poté vedere la lacrima scivolare lungo la guancia della ragazza, aveva perso il conto delle mani che avevano violato il suo corpo da quando era li, ma non osava opporsi, aveva troppo paura della punizione.
Però, tenere la mano di Anna stretta nella sua la faceva sentire al sicuro.
D'un tratto sentì l'amica scivolar via dalla sua presa, si voltò e la vide allontanarsi insieme a due uomini, che la condussero al cospetto di un terzo, che era seduto su un divanetto.
Non ne conosceva il nome, ma ricordava che le sue colleghe ne parlavano come un ricco industriale, amante dei giochi perversi.
Era di corporatura enorme, tanto che entrava a mala pena in quel divanetto per due persone, e con una delle sue ampie mani tirò a sé Anna.
La palpò, poi fece cenno di sì ai suoi uomini, che lo aiutarono ad alzarsi, e si diresse verso il privé.
Mary deglutì, mentre uomini di cui non vedeva il volto le si stringevano intorno.

"Ecco.. è iniziato..." Clark afferrò la radio "Ragazzi, pronti ad entrare in azione! Ogni gruppo al suo posto entro dieci minuti..."
Steen estrasse la pistola dalla fondina "Non vedevo l'ora..."
Clark le lanciò un'occhiataccia "Stai attenta con quella... Non c'è nessun serial killer là dentro..."
"Non partirà nessun colpo che non deve partire..." rispose e scese dal furgone.

Una mano strinse il polso di Mary e la trasse fuori dalla massa di uomini in mezzo a cui si trovava.
Per un attimo aveva sperato che fosse Anna, che la sua amica fosse venuta a prenderla per portarla via, ma quando si accorse che a trascinarla era uno degli uomini che aveva portato via poco prima la sua amica, si rese conto di quanto vane fossero le sue speranze.
L'uomo, con la camicia mezza aperta e i pantaloni spiegazzati, come se si fosse rivestito in fretta e furia, la condusse di fronte una stanza del privé, la spinse dentro ed entrò anch'egli, chiudendosi la porta alle spalle.
Si trovò in una cameretta dall'arredamento spartano: una specchiera con alcuni cosmetici, un grosso armadio, un letto matrimoniale con un materasso da acqua, un comodino con un candela che illuminava fiocamente la stanza.
Seduto sul letto, nudo, c'era l'industriale che aveva visto prima con Anna, respirava affannosamente, ed ad ogni suo respiro, le sue carni flaccide tremavano convulsamente.
In piedi, accanto al letto, vi era l'altro uomo che aveva preso Anna, indossava un completo di biancheria intima di cuoio e un paio di stivali neri, si voltò e vide che anche l'altro uomo si era denudato rimanendo con la stessa tenuta.
Mary calò lo sguardo, desiderando di essere altrove.
"Per favore..." fece con voce mesta "Fatemi andare via..."
"Non aver paura piccolina..." fece il vocione dell'uomo seduto sul letto "Faremo tante cose belle..." sentì uno schiocco, si girò e vide nelle mani dell'uomo una lunga stecca flessibile "O almeno, belle per me. Legatela!"
"No!" le braccia di uno degli uomini cinsero la vita di Mary, mentre l'altro si avvicinò con una corda in mano, la ragazza si divincolò per sfuggire alla presa, ma finì per cadere a terra.
Si trovò con la testa immersa in un liquido denso e vischioso, con un odore che le tornava familiare.
Alzò lo sguardo e vide che di quel liquido c'era una scia, che arrivava fino al fianco del letto...
"Anna... no..." gli occhi di Mary si velarono quando vide la nuca della sua amica fare capolino, i capelli biondi, che la ragazza curava con tanto impegno, erano tinti del rosso che scaturiva dalla ferita che le aveva spaccato in due il cranio.
Fu sollevata e gettata nel letto, mentre le lacrime iniziarono a scorrere, ripetendo in continuazione un "no" soffocato.
"La tua amichetta non voleva stare al mio gioco..." mormorò l'industriale, che si era alzato per lasciare posto ai due uomini che legavano le mani di Mary alla testiera del letto "E quando qualcuno mi rovina il gioco mi arrabbio molto..." sputò sul corpo di Anna, poi allungò una mano e la poggiò sul viso di Mary "Ma tu sarai brava, vero?"
Le grasse dite dell'uomo lasciarono un alone di sudore sulle guance della ragazza, e poi scesero a palparne i seni.
La ragazza esplose in un grido isterico, quando l'uomo le strappò con un gesto il perizoma di dosso.
L'enorme massa corporea la sommerse qualche attimo dopo "Grida... fammi vedere che soffri, t***a.. cosi mi piace di più..."
E Mary gridò per degli interminabili secondi, gridò per il disgusto, per il dolore, per la tristezza, per la paura...
E infine, Mary tacque...
"No... se non grida... non mi eccito..." ansimò l'uomo "Colpitela... colpitela anche fino a farla sanguinare... voglio sentirla strillare!"
Uno degli uomini raccolse il bastone adagiato per terra, lo alzò in aria e lo calò con forza.
Il grasso industriale si drizzò, gridando per il dolore.
Al centro della sua schiena dondolava il bastone, infilzato tra le sua scapole come l'asta di un macabra bandiera.
Scivolò a terra, agitando le mani cercando di liberarsi della dolorosa tortura "Che c***o fai? Toglimelo.. oddio.. sto impazzendo dal dolore!"
Ma i due uomini, non lo ascoltavano, erano saliti sul letto, mettendosi al fianco di Mary.
La ragazza si alzò in piedi sul letto, mentre i due uomini si avvinghiavano alle sue cosce.
Sul suo viso non c'era più l'espressione timorosa di prima, spiccava anzi un sorrisetto quasi ironico.
"Piacere... io sono Typhoid..."sibilò la ragazza, poi allungò un calcio alla faccia dell'uomo che ricadde sulla schiena, lasciandosi trapassare il corpo dal bastone e morendo sul colpo.
I due uomini, prigionieri della malia di Typhoid, continuavano a stare in adorazione ai suoi piedi.
Dall'esatto momento in cui la mente della fragile Mary aveva lasciato il posto alla sua, Typhoid li aveva come stregati, spingendo al massimo l'attrazione dei due per il suo corpo...
"Voi...avete ucciso Anna..." mormorò passando le mani tra i capelli dei due, poi strinse con forza le dita e sbatté i due volti tra loro, frantumandone i nasi.
Saltò giù dal letto e lanciò un'occhiata alla specchiera; questa s’infranse, lasciando ricadere a terra grosse schegge di vetro.
Mary ne raccolse una e si voltò verso i due uomini, che stavamo in quel momento riprendendo coscienza di sé.
Quando uscì dalla stanza, i muri erano come dipinti con il sangue dei due.
La musica soft della stanza aveva lasciato il posto ad un ritmo più assordante, corpi nudi si strusciavano tra loro in ogni angolo, Mr. Douglas osservava compiaciuto il tutto da sopra una balconata.
I grossi lampadari di cristallo esplosero tutti all'unisono, rilasciando un vortice di scintille e metallo su tutti i presenti.
Le urla si sovrapposero alla musica.
Mr. Douglas si fiondò giù per la scala di legno, ma ad alcuni gradini da terra, l'impalcatura iniziò a tremare e gli crollò addosso.
L'uomo si fece largo tra i frammenti di legno, e quando se ne trasse fuori, si trovò Typhoid davanti.
"Mary... cosa c***o ci fa fai qui? Togliti dai..."uno schiocco interruppe la sua frase e sulla guancia dell'uomo apparve una riga di sangue.
La frusta che fino a qualche attimo primo era al suo fianco, ora era stretta nella mano della ragazza.
L'uomo si voltò e, incespicando, cercò di scappare.
Typhoid gli fu subito addosso, gli saltò alle spalle, cingendogli l'addome con le gambe, dipanò la frusta e la strinse attorno al collo dell'uomo.
Mr. Douglas si sentì privato del respiro, tutto divenne rosso davanti ai suoi occhi, ghermì l'aria con le dita e lanciò un rantolo.
Un attimo primo che l'uomo morisse soffocato, Typhoid gli poggiò i palmi delle mani sulle tempie e con un gesto secco, gli ruotò il cranio, spezzandogli il collo.
Il corpo scivolò privo di vita ai suoi piedi.
La donna lo guardò sorridendo, mentre il suo cuore batteva al ritmo concitato della musica.

"Che diavolo..." Clark gettò a terra la radiolina "Abbiamo perso il contatto con il nostro infiltrato... Entriamo subito!" e così dicendo gettò la porta principale del magazzino con un calcio, mentre un altro gruppo di uomini irrompeva dal retro ed un terzo manipolo entrava dal lucernario sul soffitto.
All'interno del magazzino vi erano due ascensori, che conducevano dritti al locale di Mr. Douglas, affiancati da due rampe di scale.
I poliziotti si gettarono giù per le scale, giungendo in pochi secondi davanti alla grossa porta d'ingresso del locale.
La aprirono e si trovarono di fronte a uno spettacolo agghiacciante.
Il locale era quasi completamente al buio, illuminato per lo più da alcuni elementi dell'arredamento che avevano preso fuoco, il pavimento era lastricato da un tappeto di corpi umani, da cui si alzavano lamenti e mugolii, le pareti erano chiazzate di sangue.
"Cosa è successo qui..." Steen sbiancò in volto "Doveva essere solo un'orgia.."
Al centro della tavolata più grande, Typhoid, nuda e col corpo chiazzato di sangue, beveva placidamente vino da un bicchiere scheggiato, tenendo le gambe accavallate.
Tutti i poliziotti le puntarono le pistole contro.
"Chi c***o sei tu? E che c***o è successo qui?" gridò Steen con fare isterico.
Typhoid lanciò un'occhiata divertita ai presenti, finì di bere tranquillamente il vino, poi gettò via il bicchiere "Che c'è, non riconoscete un festino quando lo vedete?" la ragazza portò indietro i capelli con un gesto della mano "Vi assicuro che non se ne dimenticheranno mai... o almeno quelli che sono sopravvissuti..." un ciuffo di capelli le ricadde sul viso, e tra la chioma castana si poté riconoscere una chiazza di sangue raggrumato.
D'un tratto, nella mente della ragazza si sovrappose la visione di Anna, dei suoi biondi ciuffi perlati di rosso.
L'espressione divertita sparì dal volto della ragazza, sbarrò gli occhi e iniziò ad ansimare, poi strinse le mani tra i capelli e si alzò in piedi gridando "Anna!!! No!"
Perse l'equilibrio e cadde a terra, continuando a urlare e agitando le gambe.
"Ma che l'è preso?" mormorò Steen.
"Che macello..." Clark si guardò intorno "Chiamate dei dottori... e la scientifica... e speriamo di capirci qualcosa...."

Una casetta come tante nel Queens.
"Sara io esco!" esclamò l'uomo prendendo la sua ventiquattrore poggiata sulla sedia.
La donna si avvicinò al marito e lo baciò sulla guancia "Mi raccomando, torna presto... stasera ti preparo lo sfornato di melanzane..."
"Papà! Papà!" una bambina di cinque anni gattonò verso i due.
"Priscilla! Che ci fai sveglia a quest'ora?" chiese l'uomo prendendo in braccio la figlia.
"Papà! Me lo porti un regalo?" pigolò la bambina.
"Certo!" l'uomo sorrise passando la piccola alla moglie e si diresse verso la porta "Ah, ricordati che oggi deve venire l'elettricista per controllare la centralina..." aprì la porta e notò un furgoncino che stava posteggiando in quel momento davanti casa "Ah, ecco.. deve essere lui.. molto mattiniero."
Salutò di nuovo i famigliari e si allontanò, accostandosi un attimo al furgoncino per salutare l'idraulico.
Sara rimase sulla soglia di casa, con Priscilla in braccio.
L'idraulico la raggiunse, con la borsa dei ferri stretta in pugno "Salve... sono Stephen Marsh.."
"Salve." Gli sorrise Sara.
"Ciao!" fece Priscilla.
L'uomo entrò in casa e la donna chiuse la porta.

Da dietro un vetro, Clark fissava Mary.
La ragazza era seduta a un tavolo, con le manette strette ai polsi, aveva i capelli scompigliati ed uno sguardo spento.
Sembrava un'altra rispetto alla donna che aveva visto quando era entrato nel locale.
Steen giunse alle sue spalle, lasciando cadere un plico sulla scrivania "Sappiamo chi è?"
Clark si voltò senza parlare.
"Mary, ovvero Mary Walker, ovvero Typhoid Mary, ovvero Bloody Mary..." spiegò la donna "Ci troviamo tra le mani un bel peperino... Personalità schizoide... in lei convivono quattro persone diverse... Non oso immaginare il casino la mattina per andare al bagno..."
"Cosa sappiamo di lei?" chiese Clark.
"Mary, soffre di epilessia, è la personalità più debole e sottomessa... Di Mary Walker si sono avuti meno riscontri di tutti, sembra essere una donna forte e risoluta, ma non per questo violenta... Typhoid è quella di cui si hanno avuto più riscontri, mostra poteri che le altre personalità non sembrano avere, telepatia, telecinesi, pirocinesi... è la classica femme fatale, le piace manipolare gli uomini per raggiungere i propri scopi e poi non si fa alcuna remore ad ammazzarli... Bloody Mary è dotata anche lei di poteri psicocinetici... anche se sembra divertirsi di più con le armi da taglio, è la più radicale della quattro, considera tutti gli uomini una feccia da eliminare..." sbuffò e passò il fascicolo a Clark "Qui ci sono i suoi precedenti.. anche se probabilmente saranno incompleti... non è facile seguire le mosse di una donna che in realtà è quattro donne..."
"A quanto pare quella di adesso è Mary... ma probabilmente quella che ha causato il massacro del bordello è stata Typhoid...o al massimo Bloody, anche se a giudicare dal suo modus operandi mi sembra che ci siano stati troppi sopravvissuti perché potesse essere un suo lavoro..." mormorò l'uomo "Ma resta il fatto che abbiamo bisogno della sua testimonianza su come si sono svolti i fatti... i sopravvissuti sono quasi tutti sotto shock o hanno ricordi vaghi dell'avvenimento... anche il nostro uomo non riesce a ricordare chiaramente cos'è successo..."
"E come pensi di fare?" chiese Steen "Non mi pare proprio nelle condizioni di deporre..."
"Abbiamo bisogno di una specialista... e penso di sapere chi potrà aiutarci..." Clark le passò un biglietto da visita, su cui grosse lettere spuntava il nome -A. KAFKA-.

"Mamma... mamma..." piagnucolò la bambina, scuotendo il corpo della madre privo di sensi.
Stephen gettò a terra il tubo di ferro con cui aveva colpito Sarà e tirò fuori dalla borsa un rotolo di nastro adesivo.
"Stai tranquilla piccina... non ti capiterà niente di brutto..." mormorò avvicinandosi "Porterò te e la tua mamma in un posto bellissimo..."
Il pianto della bambina rimbombò per alcuni secondi nella stanza.
Poi tutto tacque.

parte 1 -Sogni- fine
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